In questi anni si discute molto di stranieri, migranti, cittadinanza e ius soli. La percezione che ho avuto, anche grazie al ruolo di Presidente del Distretto, è che purtroppo la discussione di questa materia spesso prescinde da dati concreti e reali, ma su opposti fronti è condizionata da posizioni che attengono una sensibilità personale e politica precostituita nonché connotata da una scarsa conoscenza del fenomeno.
Si tratta invece di un fenomeno epocale, che probabilmente richiede un atteggiamento molto pragmatico e concreto e forse anche una visione di prospettiva che vada oltre le polemiche sterili e che sappia coniugare la valorizzazione ed il rispetto delle nostre comunità, la promozione delle persone e la coesione sociale.
Interrogandomi sulla questione della cittadinanza, pur non avendo da Sindaco competenze in materia, mi sono chiesto cosa accadrebbe a Casatenovo se da un regime quale quello attuale (ius sanguinis - Legge 5 febbraio 1992, n.91) il Paese optasse per un regime più inclusivo (ius soli temperato).
Per ius soli temperato non si intende semplicemente “cittadinanza alla nascita”, ma anche essere in nucleo familiare in cui un genitore dispone di un alloggio e un reddito adeguato, dimostra conoscenza della lingua italiana, è residente qui da almeno 5 anni stabilmente.
La premessa è che Casatenovo ha una percentuale di cittadini stranieri piuttosto bassa, anche rispetto ad altri territori della nostra Provincia (la presenza o assenza di alcuni servizi, prime fra tutte le linee ferroviarie, condiziona molto questo fenomeno). In città o paesi con maggior presenza di stranieri il fenomeno può essere più impattante.
Ho così recuperato, grazie al lavoro prezioso del Responsabile dell’Anagrafe di Casatenovo, alcuni dati che poi ho pensato di condividere, in quanto mi sembrano interessanti.
Al 31.12.2018 sono residenti a Casatenovo 744 stranieri (su una popolazione di 13.111 cittadini – 5.6%). 170 sono minori. Ben 118 di questi minori sono nati in Italia (69.4 % dei minori).
Negli ultimi 5 anni (periodo 1.1.2014 - 31.12.2018) 174 residenti stranieri complessivamente hanno ottenuto la cittadinanza italiana per effetto delle norme vigenti. Di questi 74 sono minori (42,5%).
Sempre negli ultimi anni solo 5 minori residenti stranieri e nati in Italia hanno ottenuto la cittadinanza italiana al compimento della maggiore età (per effetto dell’opzione manifestata tra il 18° e 19° anno d’età, ai sensi della norma vigente).
Ad oggi, quindi, i minori stranieri prevalentemente ottengono la cittadinanza, indipendentemente da dove sono nati, certo per “eredità” (sanguinis) ma comunque prima del compimento della maggiore età, ovvero in quanto nel frattempo i genitori, che sono stabilmente in Italia, hanno ottenuto la cittadinanza ai sensi della Legge n.91 del 1992. Le loro famiglie sono evidentemente stabilmente residenti qui.
Tutti i minori stranieri, anche prima di ottenere la cittadinanza, godono di tutti i servizi (formativi, scolastici, comunali ecc ...) per cui lo Stato e anche il Comune impiegano risorse.
Quindi:
-
Anche in regime di ius sanguinis, già ora, frequentemente i minori ottengono la cittadinanza senza dover attendere il 18° anno
-
Con lo ius soli temperato semplicemente si anticiperebbe alla nascita l’ottenimento della cittadinanza per bambine/i che sono nati nei nostri Ospedali, frequentano i nostri Asili e le nostre Scuole e la cittadinanza la ottengono poi, comunque da minori, per ius sanguinis
Questo per dire che lo ius soli temperato, quantomeno a Casatenovo, avrebbe semplicemente l’effetto concreto di evitare qualche pratica burocratica nei primi anni di vita per minori che a distanza di qualche anno diventano italiani.
Forse anche, ma qui si entra nel campo delle valutazioni, avrebbe il (buon) senso di favorire l’appartenenza al nostro Paese di minori su cui investiamo risorse (semplicemente anticipando di qualche anno l’ottenimento di una cittadinanza che poi arriva).
Il timore di un turismo di mamme in attesa per partorire qui figli italiani è un falso timore, se lo ius soli è temperato da residenza del genitore per 5 anni, alloggio, reddito e conoscenza della lingua italiana.
Filippo Galbiati