Un intervento di Vincenzo Villa
Lo scorso venerdì ho espresso un voto contrario alla delibera della Giunta comunale di Casatenovo che concedeva una proroga fino a marzo 2008 alla “Carbotermo SpA” per la presentazione di modifiche alla proposta di project financing relativo a teleriscaldamento e cogenerazione. La precedente scadenza era ottobre e alla gara pubblica ha partecipato una sola azienda, con una proposta giudicata da tutti – mi sembra di capire – inadeguata. Sicuramente
io l'ho giudicata inadeguata!
Penso che questo mio voto debba essere spiegato. Lo vorrei fare partendo dalla storia dell'intera vicenda.
Tutto inizia nel giugno 2005: il titolare della Carbotermo SpA – l'azienda che da anni gestisce gli impianti di riscaldamento del comune di Casatenovo attraverso la "Fratelli Fumagalli" di Casatenovo – propone la costruzione di un impianto di cogenerazione e teleriscaldamento a gas metano.
Personalmente espressi fin dall'inizio una serie di obiezioni importanti, legate a diverse considerazioni:
- tecniche: a Casatenovo centro non sono previste nel prossimo futuro aziende che richiedono calore 365 giorni all'anno né ci sono centrali elettriche da riconvertire: la produzione combinata di calore ed energia elettrica, in altre situazioni interessante, da noi è quindi priva dei presupposti tecnici;
- ambientali: non è previsto l'utilizzo di fonti energetiche rinnovabili (malgrado quanto a volte si legge la cogenerazione non è fonte rinnovabile ed è tendenzialmente incompatibile con l'uso di energia solare o geotermica); inoltre l'impatto sull'inquinamento locale è minimo quando non addirittura negativo, a buon senso comunque nettamente peggiore rispetto all'adozione di tecnologie moderne;
- economiche: è implicita la creazione di nuovo monopolio a lungo termine (30 anni), in epoche in cui la politica energetica dovrebbe andare in direzione diametralmente opposta. Anche gli apparenti vantaggi economici immediati rischiano di non tener conto degli inevitabili miglioramenti tecnologici futuri o semplicemente delle future politiche fiscali. Senza contare che il metano non è estratto in Italia ma in paesi spesso dalla dubbia stabilità politica (e democrazia perennemente a rischio...).
Parte di queste mie considerazioni sono poi le stesse mostrate a Reporter (RAI 2 “A tutto gas” del 29 ottobre 2006, servizio che consiglio a tutti di vedere) e sono alla base dei recenti decreti ministeriali che aboliscono i certificati verdi per le centrali a metano (finalmente! L'inizio della fine di una interpretazione tutta italiana -della destra italiana, ad essere precisi- degli accordi di Kyoto, a servizio delle aziende metanifere).
Il progetto è stato comunque inserito tra le opere pubbliche 2007, sebbene in modo a dir poco rocambolesco e soprattutto senza un'adeguata discussione e comprensione, né a livello politico né a livello tecnico né a livello amministrativo. Personalmente ho subordinato il mio voto alla presenza di una serie di clausole al fine di salvaguardare Casatenovo dai rischi più sopra esposti. Tale vincoli sono presenti nel bando che ancora oggi è leggibile sul sito del comune.
Alla gara ha partecipato una sola azienda, malgrado i numerosissimi interessamenti di aziende e l'ampia campagna di stampa che è nata intorno alla proposta. Non ho capito i motivi di tali mancate partecipazioni, presumo si tratti semplicemente di una valutazione tecnico/economica di impraticabilità a Casatenovo. Oppure è dipeso dal fatto che il tempo concesso è stato troppo breve, solo due mesi, per chi già non operava in Casatenovo. O altro, non so...
La proposta pervenuta è stata esaminata da una commissione tecnica che ha individuato una serie di criticità; personalmente ho avuto la sensazione di un progetto generico, molto orientato all'immagine piuttosto che alla sostanza, ben lontano dalle esigenze di Casatenovo e, soprattutto, elusivo se non addirittura in contrasto con le questioni precisate in modo puntuale nel bando di gara.
Davanti all'orientamento verso una bocciatura arriva un colpo di scena: Carbotermo SpA propone con una centrale cogenerativa a legna vergine, tutta da pensare, da valutare, da progettare! Ma servono altri mesi per definirla, anche perché la normativa lombarda è in fase di evoluzione. Da qui la richiesta di una proroga.
Io
ho detto no alla proroga semplicemente perché, se serve ancora ulteriore tempo all'azienda che da anni gestisce gli impianti termici di Casatenovo, significa che è nell'interesse generale riaprire i termini della gara per tutti, attraverso un nuovo bando: forse (e dico forse) esistono sul mercato aziende con maggiori competenze ed esperienze nel settore che, con qualche mese in più, potrebbero davvero fornire una proposta utile a Casatenovo.
Certo, a ben pensarci, non mi sembra di vedere intorno a Casatenovo grandi estensioni boschive da tagliare e bruciare...
E certo l'audit energetico commissionato dal Comune di Casatenovo e Monticello (30.000 euro di spesa) tra le tante e secondo me interessanti proposte di riduzione dei consumi non mette un simile impianto tra le priorità. Anzi, sfido chiunque a trovare dove è citato, vista la marginalità dal punto di vista economico/ambientale di una simile proposta nell'ambito di Casatenovo. (31 dicembre 2007)